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Piante officinali
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Chenopodium bonus-henricus L.

chenopodio

Chenopodium bonus-henricus L.

Sinonimi: Chenopodium esculentum Salisb., Chenopodium spinaciifolium Stokes
Famiglia: Chenopodiacee
Nomi volgari: erba sana, rapa, spinaccio selvatico, tutta buona, caltri, colubrina, chigni, colubrina.

Etimologia: Il nome Chenopodium deriva dal greco chen = oca e podion = piede col signifocato di "piede d'oca", con allusione alla forma delle foglie, mentre Enrico è il dio della casa, in riferimento alla crescita della pianta nei pressi delle abitazioni.
Si potrebbe riferire anche alla leggenda del "Povero Enrico" che, affetto da lebbra, sarebbe stato guarito da questa pianta, assai comune nei prati e pascoli montani, e molto conosciuta dalle popolazioni alpine. Ma potrebbe essere anche dedicato in onore di Enrico IV, protettore dei botanici, per il successo che questa pianta ebbe durante il suo regno.

Morfologia:
Pianta erbacea perenne alta eretta, alta 30-75 cm, dotata di uno spesso rizoma ed un fusto biondo. Tutta la pianta ha un aspetto farinoso e colloso dovuto alla presenza di numerosi peli vescicolosi.
Le foglie basali sono dotate di un lungo picciolo, sono cuneiformi ed astate alla base con margine intero leggermente ondulato. Di colore verde scuro nella pagina superiore e chiare e farinose in quella inferiore.
Infiorescenza a spiga senza foglie, a volte reflessa posta all’apice del fusto, formata da piccoli fiori bruno-verdastri a 5 sepali e stami.
Semi neri e lucenti.

Distribuzione – Habitat – fioritura
Pianta diffusa in tutta l’ Europa a nord fino alla Norvegia, è presente anche in Siberia e nell’America del Nord. Vegeta tra le macerie, immondezzai, lungo i recinti, nei pressi delle abitazioni, delle malghe, dalla zona collinare alla montagna fino a oltre 2000 m.
Fiorisce da Maggio ad Agosto.

Proprietà ed usi:
per l'alto contenuto di ferro e altri sali e vitamine, è un ottimo demineralizzante ed è quindi un buon ricostituente, antianemico, lassativo e depurativo, però per il suo contenuto di acido ossalico è sconsigliato il consumo ai sofferenti di calcoli, artrite e reumatismi.
Le sue foglie per il loro effetto emolliente sono indicate per far maturare foruncoli e ascessi e cotte brevemente in olio di oliva per impacchi su scottature e piaghe.

In cucina:
si possono usare le foglie giovani crude condite con olio, pepe, succo di limone e con aggiunta di gherigli di noci formano un’ottima insalata.
Le foglie in estate lessate brevemente in acqua salata, si prestano agli stessi usi degli spinaci, particolarmente pregiati nei ripieni, ma anche nel minestrone, al burro, nelle frittate.
I getti fiorali si possono consumare come gli asparagi.

Gli spinaci selvatici ('peruc') sono molto buoni per la preparazione di particolari gnocchi che fanno in Valcamonica.